Cosa votare? Guida per gli indecisi ed astensionisti I

Giudicare con un ipotetico ex post il possibile esito di elezioni nazionali o le prospettive di governabilità non è buon metodo per prendere una decisione a priori. Tuttavia vista la misera caratura di quasi tutte le formazioni politiche in campo e della proposta politica stessa, non rimane che analizzare i dati fenomenologici e le tendenze di una campagna aspra, tutta giocata nella trincea delle tv dai maggiori e senescenti partiti ‘popolari’. Tra promesse, piani di governo, manovre marketing, voto di scambio, porcellum e falsi master, cercherò di orientare il lettore-elettore nella scelta che dovrebbe riabilitare, sia pur con risultati incerti, un proprio diritto.

Votare è un diritto-dovere? No. E’ un privilegio del cosiddetto sistema democratico. In un paese semi-libero come il nostro è un privilegio ancora maggiore e una responsabilità enorme, rapportata direttamente alla irresponsabilità pluri-ventennale, dominata dal bi-polarismo (che è una patologia mentale) e dalla ingombrante figura di Silvio Berlusconi.

Perché dovremmo esercitare questo diritto in un Stato totalmente sordomuto alle richieste del singolo cittadino e delle minoranze e di tutti? Perché un singolo voto non ha potere, mentre nell’addizione uno + uno + uno + … questo fattore potrebbe diventare determinante, purché non venga sacrificato all’altare del già visto\già votato\già fallito. Il voto utile è inutile. Il voto di protesta, invece, potrebbe avere ripercussioni realistiche.

Cosa vuol dire votare? Con una legge elettorale come questa il tutto si riduce all’espressione di una preferenza nei confronti di un partito o di una lista di partiti coalizzati. Quindi non voti l’uomo che ti governerà, ma il marchio di garanzia che è anche più facilmente esportabile. Non facciamo demagogia: la guerriglia di trincea esplosa all’indomani delle pavide decisioni del governo tecnico presieduto da Mario Monti, non ha nulla a che vedere con la politica. E’ un affannarsi a spartirsi posizioni di prestigio e potere. Viene da chiedersi cos’altro potranno ancora mangiare in un Paese spolpato delle sue più grandi risorse. Contenuti politici non pervenuti, battaglie dialettiche indirette e poco audaci, personaggi minori che si riciclano, altri ancor più miseri che recitano finalmente un ruolo di primo piano, correnti interne che non spostano voti ma soprattutto non cambiano nulla rispetto allo spartito a cui siamo stati abituati. Diciamo la verità: questa campagna elettorale è stata uno sfacelo.

L’appello diretto ad indecisi ed astensionisti è vitale. Personalmente comprendo le loro posizioni, il loro scetticismo e la negatività rispetto ad un quadro dirigente inamidato dall’età e impaludato in sordidi giochi di potere. La soluzione è scardinare il sistema. E’ possibile? Non credo. Ci dobbiamo provare? Assolutamente. Quindi la guida qui seguente, sulla scorta delle indicazioni offerte dall’indegna campagna, dovrebbe avere lo scopo di orientare quei voti che sfuggono all’occhio vigile dei sondaggisti, che vorrei ridurre alla stregua degli auguri e degli aruspici d’età arcaica.

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MOVIMENTO 5 STELLE – BEPPE GRILLO.
Vero vincitore, non solo morale, della campagna elettorale. Grazie alla macchina democratica motorizzata dai meet-up di antica memoria e un regista marketing di notevole capacità come Casaleggio, il movimento civico guidata dall’ex comico genovese, ha numerose frecce avvelenate nella propria faretra:

PRO

1) Ha fatto una campagna politica tutta sul campo, evitando oculatamente di frequentare i salotti televisivi affollati dagli altri leader (costretti dai tempi ristretti ad affidarsi al vecchio sistema di comunicazione di massa, con risultati alterni). Il coupe de theatre giunge quasi in coda: annuncia un clamoroso ritorno in tv che poi disdice il giorno stesso. Geniale. Crea un hype spropositato, dopo più di vent’anni di assenza dallo schermo, per cancellarlo in favore di un integralismo morale che agli occhi dell’elettorale sfiduciato vale più di mille puntate di Porta a Porta.
2) Ha saputo reagire fermamente alla campagna diffamatoria e obliante che giornali e telegiornali gli hanno riservato. Non stupisce: vuole eliminare i contributi pubblici agli organi di stampa (personalmente credo abbia ragione da vendere). In forte ascesa dopo le elezioni amministrative con lo straordinario risultato della giunta Pizzarotti a Parma, la sua fase espansiva sembrava calata dopo le incursioni dei suoi pony di Troia (Favia e Salsi) che lo accusarono di essere anti-democratico. Lo tsunami tour è prova di grande coraggio ed arditezza politica.
3) Lo tsunami tour è stato un successo spropositato. A chi la paragona ad una silenziosa marcia su Roma, proporrei un’altra interpretazione: una marcia attraverso l’Italia per giungere a Roma. Quasi come Garibaldi che recuperava uomini strada facendo. Sostituendosi alla Lega, travolta dagli scandali, come movimento (partito) popolare che riempie le piazze, non si è adagiato a questa vecchia ed analogica manovra di reclutamento. Si è interfacciato con le nuove tecnologie, dimostrando di saper manipolare ed utilizzare abilmente il mezzo comunicativo. Rete + Strada ha permesso al suo messaggio di raggiungere tutti, soprattutto quei tutti che si sentono traditi dal vecchio sistema partitocratico.
4) Le idee: indubbiamente un guru della comunicazione come Casaleggio aiuta. Dietro non ci saranno i cervelli straordinari di cui si vanta (il più stupido ha due lauree), ma gente competente, giovane, dinamica e piena di energia. Il reddito di cittadinanza (1000 euro per disoccupati per 3 anni) risente del populismo berlusconiano, ma ne trasfigura l’essenza morale: nessuno dev’essere lasciato indietro. Se volete un’opinione personale, credo che 1000 euro per tre anni a chi non ha lavoro sia esagerato. Ciò potrebbe avere contraccolpi sulla già precaria situazione occupazionale (chi mai si sognerebbe di fare una misera cassa integrazione o un precario e degradante lavoro, qualora avesse la possibilità di farsi tre anni a casa a mille euro al mese?) e fomenterebbe percorsi alternativi al lavoro nero. Di certo l’immissione di denaro spendibile, riattiverebbe seppur in modo limitante, la debole economia italica. In materia ecologica è di certo il partito più all’avanguardia.
5) Fatti: la giunta Pizzarotti, una volta insediatasi al comune di Parma e controllato i conti, si è costituita parte civile contro l’ex giunta del Pdl. E’ stata aperta un’inchiesta, inquisiti ed incarcerati tutti i vertici dell’ex giunta del capoluogo ducale. E’ questo l’exemplum che Beppe Grillo urla per le strade per dimostrare che la sua, finalmente, è una politica del fare, di contro ad una politica della chiacchiera, dell’immobilismo e del clientelismo. Effettivamente sono molte le vittorie da aggiungere al curriculum del M5S. Che anche riesca a fare meno della metà delle cose previste dal programma del MoVimento, sarebbe una rivoluzione. L’altro grande caposaldo è la riduzione degli stipendi agli eletti e la restituzione dei rimborsi elettorali. Con questa semplice manovra ha messo in scacco e superato a destra tutti, senza distinzione di colore ed appartenenza. Un vero punto di forza.
6) Capacità di leadership. Un Mourinho della scena politica. Grillo ha attratto su di sé tutte le attenzioni, spostando l’asse d’interesse dall’instabile e confusa gerarchia partitica che gli sta alle spalle (ne parlerò nei contro), a sé. Ci vuole coraggio, non essendo nemmeno candidato e candidabile premier. Beppe Grillo viene trattato da leader quando in realtà è il portavoce dei giovani e meno giovani che lavorano per lui. Ha affrontato in maniera diretta e non priva di spigolose derive anti-democratiche i dissidenti, eliminando alla radice contrasti interni che avrebbero minato immagine e senso del suo MoVimento. In una ipotetica sfida a distanza con l’unico altro competitor a livello d’immagine, ossia Silvio Berlusconi, vince la sfida a mani basse risultando insolitamente anche meno volgare seppur sempre colorito (ed in tempi barbari come questi ci sta alla grande, per quanto personalmente disapprovi)

CONTRO

1) Questo primo risvolto controproducente ha marginalmente a che vedere con Beppe Grillo e M5S, ma va segnalato per tempo. Non si è mai visto, nella storia della Repubblica, che un organismo politico così giovane e, soprattutto, venuto dal basso si sia imposto con questa veemenza e abbia più di qualche chance di aspirare se non ad una immediata posizione di governo, ad una voce autorevole nel Parlamento Italiano. Contando che pur di non far salire il PCI al governo, hanno deciso di ammazzare Aldo Moro, cosa succederà questa volta? Davvero crediamo che l’inglobante sistema politico permetterà a Grillo & Co. di raggiungere una posizione di forza e potere, quando lo stesso presidente della Repubblica auspica non ci siano derive populiste? Lo stesso Grillo che, onestamente, fa mea culpa a priori (avremo anche noi i nostri Scilipoti) non potrà controllare i propri deputati uno ad uno ed il rischio di corruzione e compravendita di parlamentari (malcostume non nuovo nell’epoca delle Libertà) è dietro l’angolo. Sospetto che ci saranno numerosi brogli elettorali, in un senso o nell’altro.
2) La debole costituzione politica del MoVimento. Uso spesso ed impropriamente il termine partito e politica per definire M5S e le sue funzioni. Me ne scuso, ma è per capirsi. Il MoVimento non ha appartenenza politica. Non è di destra, non è di sinistra, non è di centro. Ciò intercetta molti umori trasversali, ma la sua costituzione è assai labile. Liste fatte in fretta e furia (che è sempre cattiva consigliera) per ovviare alla brevità dei tempi tecnici. I candidabili, per chi non è dentro alla macchina grillina, sono sconosciuti che non abbiamo mai sentito parlare. Le parlamentarie, una sorta di primarie via web per riempire le liste, sono state effettuate tra un marea di problemi tecnici e con una bassissima affluenza di elettori virtuali. Non abbiamo quindi la certezza dell’onestà dell’operazione in generale, né degli effettivi risultati particolari.
3) La leadership come boomerang. Grillo ha dovuto caricarsi sulle spalle gran parte del peso e della fatica pre-elettorale. Si è fatto portavoce delle idee nate dall’incontro in rete, ma la gran parte sono poste in calce dalla propria idea di Stato (o quella del suo entourage) ed hanno una grande risonanza mediatica. Quanto siano realizzabili è da dimostrare. In più, essendo un movimento privo di leader effettivo (dove non c’è un Berlusconi o un Bersani per capirci), né di un organigramma prestabilito, oltre all’oscurità sui personaggi coinvolti, si aggiunge un problema di compattezza, coesione e preparazione ad ogni genere di attacco ed ingerenza politica. Chi sarà il premier? Chi i ministri? Chi gli elementi di punta del partito una volta insediati a Palazzo Chigi?
4) I nemici giurati: tutti a casa (partiti, sindacati, manager che guadagnano 1500 volte più del proprio operaio, banche, telecom, equitalia e chi più ne ha più ne metta). Grillo è un bravissimo distruttore, ma non un altrettanto abile costruttore. Ha individuato la sua base di consenso non solo in coloro che voteranno per protesta ma nei ceti medio-bassi della popolazione. Un paladino dei più deboli, di chi non ce la fa. Ma ciò arricchisce le fila dei propri nemici ed oppositori. Da un lato si rivolge ad una maggioranza silenziosa ed inespressa, dall’altro chiude ogni possibile comunicazione con chi sta dall’altra parte della barricata. Come si rapporterà un eventuale governo Grillo con i vertici di confindustria, dei sindacati e di coloro che decidono le sorti economiche di questo Paese? Davvero manderà tutti a casa? Improbabile.

Il MoVimento 5 stelle è, nel panorama politico alla vigilia di queste elezioni, l’unico voto di protesta reale e anche l’unico voto utile per le masse di indecisi ed astensionisti. Se avete sempre votato a destra o avete inclinazioni destrorse, ma non guadagnate almeno 60.000 euro l’anno, allora è un voto utile sia alla camera che al senato. Se siete delusi di sinistra: Grillo alla camera e PD al Senato. Se siete di centro: kill yourselves

Nei prossimi giorni le altre formazioni classiche di destra e sinistra. Saranno post più brevi, su di loro c’è molto meno da dire.